I paesaggi possono essere sia naturali sia creati (o almeno influenzati) dall’uomo, ma sono sempre destinati a cambiare negli anni a causa degli agenti naturali, di calamità improvvise o di scelte più o meno consapevoli e più o meno condivisibili. Come si può dunque raccogliere “la memoria” di un paesaggio? Nell’attuale società dell’immagine molti credono che basti una fotografia. Abbiamo infatti l’abitudine di associare un paesaggio solo ai macro elementi che lo caratterizzano, i più visibili o duraturi nel tempo, quelli che prevalgono nel colpo d’occhio complessivo. Dimentichiamo però le migliaia di piccole componenti che pure contribuiscono a crearlo: in verità il paesaggio è un insieme di piccoli dettagli.
Nel progetto “Ceramica en plein air” raccolgo testimonianze di paesaggi che col passare del tempo scompariranno, per renderli eterni almeno nella ceramica. Il paesaggio è di per sé perennemente in evoluzione e la ceramica può solo coglierne uno stato passeggero, che oggi è e domani non sarà più.
Nell’argilla fresca, quindi plasmabile, imprimo i singoli elementi che costituiscono i paesaggi: piante, fiori, cortecce, ma anche scritte, decori, cornici, oggetti realizzati dall’uomo. Non tutti questi elementi, però, sono asportabili dal luogo in cui si trovano. Perciò per la realizzazione delle opere devo uscire dal mio laboratorio di ceramica e trasferirmi dentro il paesaggio che voglio rappresentare. Ecco perché “ceramica en plein air”: le lastre d’argilla che porto con me incontrano il paesaggio direttamente nel luogo in cui esso esiste e ne assumono così la forma, diventando testimonianza dei dettagli che lo costituiscono. Anche i più piccoli, anche i più trascurati, quelli che presi singolarmente sembrano insignificanti ma che contribuiscono inesorabilmente a creare quell’insieme. Come i pittori Impressionisti cercavano di abbracciare la totalità del paesaggio circostante con decine di tocchi di pennello, anche io cerco di abbracciare la totalità del paesaggio catturando le impronte di decine di piccoli particolari.
Il risultato è fino a un metro-quadro di paesaggio specifico, composto da piastrelle di 5, 10, 15 e 20 centimetri. Un paesaggio che si può toccare oltre che guardare e in cui ogni dettaglio ha la medesima importanza nel costituire l’insieme, quindi un paesaggio che si può fruire sia nel suo complesso sia nel particolare.